Mindgarden
- Stefania Ludovici
- 29 mar 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 13 apr 2022
Da dove nasce l'idea

Sono appena rientrata da una bella passeggiata di metà mattina con la mia cagnolino Fanny. Ho fatto visita ai campi qua’ attorno e a quello che resta dei boschi che un tempo dominavano questo paesaggio, che ora si è trasformato per lo più in spazio abitativo.
Prima di rientrare mi sono presa un po’ di tempo per osservare con attenzione il mio giardino. Come ogni anno in questa stagione, le violette selvatiche sono una distesa colorata di fiori con macchie di verde brillante qua e là.
Al principio erano solo una piccola chiazza di colore, germogliata spontaneamente, forse grazie al lavoro di qualche uccello che ha lasciato cadere uno o due semi nella terra. Oggi le violette selvatiche fanno da cintura al mio giardino. Lo percorrono tutto, esuberanti e vivaci. Sono i primi fiori che vedo comparire rientrando a casa, nel mese di marzo. Come tanti fazzolettini colorati, mossi dal vento, mi salutano ondeggiando simultaneamente.
Poi guardo il leccio.
Sono passati 22 anni da quando è stato messo a dimora, ed oggi il mio albero è il signore incontrastato di questo spazio verde.
È un leccio rigoglioso, robusto, folto di rami e foglie scure. Bellissimo.
Tra poco si riempirà di ghiande, come tutte le querce. Lo guardo con ammirazione e rispetto.
Lo scorso anno lo abbiamo potato, per ripulirlo da tutti i rami in eccesso che negli anni erano cresciuti, appesantendolo.
Ora che c’è più spazio tra il fogliame, riesco a vedere dove i colombi stanno nidificando, su quale ramo si poggia per riposare un merlo, e i giochi tra le fronde di un paio di passerotti. Mi sento improvvisamente connessa con questo mondo straripante di vita e sono profondamente grata per la gioia che il mio giardino mi da.

Ogni volta che osservo il mio giardino non posso fare a meno di pensare al mio mondo interiore.
Si dice spesso che l’ordine -o il disordine- presente nel nostro spazio esterno corrisponda all’ordine - o al caos - che c’è nella nostra mente.
Se pensi alla tua mente come ad un giardino, come vorresti che fosse?
Saresti disposto a dedicargli il tempo necessario per farlo crescere sano e vigoroso?
Cosa ti piacerebbe coltivare nel tuo giardino?
Che progetti hai per lui?
Se sceglierai di coltivare rose, nasceranno rose. Se sceglierai di coltivare margherite, nasceranno margherite. Ma se lascerai spazio alle ortiche, queste si moltiplicheranno, fino a prendersi tutto lo spazio.
La logica della nostra mente è semplice come quella di un giardino: cresce quello che coltiviamo.
Cosa si coltiva nel giardino della nostra mente? Pensieri. Pensieri di ogni tipo. Ininterrottamente. Senza soluzione di continuità.
Anche la notte, mentre sogniamo, non smettiamo di coltivare pensieri su pensieri.
Se è vero che in media una persona formula circa sessantamila pensieri al giorno e che il 95% di questi pensieri sono gli stessi già formulati il giorno precedente, c’è da sperare che siano più vicini alle rose e alle margherite che alle ortiche.
Perché se così non fosse, se la nostra mente fosse occupata per la maggior parte del tempo a coltivare pensieri negativi, tutta la nostra vita si indebolirebbe e il caos del nostro mondo interiore si imporrebbe su ogni nostra scelta.
È nostra responsabilità scegliere consapevolmente cosa coltivare nel giardino della nostra mente e ripulirlo ogni tanto delle ortiche e dalla gramigna.
È questo il significato che diamo al nome che abbiamo scelto per noi!
“Se curi la tua mente, se la nutri e la coltivi come un giardino fertile e ricco, vedrai che fiorirà più di quanto non ti immagini.
Ma se lascerai attecchire le erbacce, non riuscirai mai a raggiungere quel senso di pace e di profonda armonia interiore che vai cercando”.
Robin Sharma
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